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POLITICHE ATTIVE E RDC: LAVORARE INSIEME

POLITICHE ATTIVE E RDC: LAVORARE INSIEME

POLITICHE ATTIVE E RDC: LAVORARE INSIEME

“Lavorare insieme” per rafforzare la Rete nazionale dei servizi per le politiche del lavoro e sviluppare modelli sinergici per l’attuazione delle politiche attive del lavoro su tutto il territorio nazionale a beneficio dei soggetti disoccupati e a rischio di esclusione sociale, è il tema prevalente che ha caratterizzato il proficuo confronto tra i Consulenti del Lavoro e l’ANPAL, svoltosi in occasione del Convegno “Politiche attive e Reddito di Cittadinanza” dell’11 aprile u.s. a Roma, presso Palazzo Madama.

 

Presenti al Convegno i vertici di ANPAL, dell’INPS, del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro e della Fondazione Lavoro.

 

La Presidente dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, Marina Calderone, e il Presidente della Fondazione Consulenti per il Lavoro, Vincenzo Silvestri, hanno evidenziato l’importanza dello sviluppo di una partnership pubblico – privata quale fattore critico di successo del RDC, così come di ogni altra politica attiva del lavoro, anche in considerazione delle carenze sistemiche dei servizi pubblici per l’impiego che al momento non sarebbero in grado di sostenere l’attuazione delle misure previste dal RDC (nonostante gli importanti investimenti per il loro rafforzamento). In particolare, la Fondazione Consulenti per il Lavoro può contare su 454 sedi accreditate ai servizi per il lavoro distribuite su tutto il territorio nazionale ed una rete di 2.717 sedi operative autorizzate all’attività di intermediazione. In un contesto di contenimento della spesa pubblica, è necessario valorizzare la sussidiarietà e lo sviluppo di sinergie con soggetti qualificati in grado di garantire la legalità del lavoro e la tutela della fede pubblica.  Strategico è il contributo che i Consulenti del Lavoro possono apportare nell’ambito di un modello basato su una partnership pubblico-privata, in considerazione della vicinanza della categoria al mondo delle imprese e al mercato del lavoro, con una rete di 26.000 consulenti che amministrano 1 milione di aziende e 8 milioni di rapporti di lavoro assicurando la tutela della legalità del lavoro e della fede pubblica.

 

Lo stesso Presidente dell’ANPAL, Mimmo Parisi, riconoscendo il ruolo finora svolto dai Consulenti del Lavoro nell’ambito delle politiche attive, evidenzia l’importanza del “Lavorare insieme” in un’ottica di scambio delle esperienze maturate e di valorizzazione delle buone pratiche. I tirocini promossi dalla Fondazione Lavoro nel periodo 2013-2017 registrano un tasso di inserimento occupazionale (a 6 mesi dalla conclusione del tirocinio) del 57% a fronte di una media italiana pari solo al 39%, dimostrando come il contatto con le aziende sia effettivamente il punto di forza dei Consulenti del Lavoro; parlando di ADR, la Fondazione Consulenti per il Lavoro, per il tramite dei propri delegati, nel periodo di attuazione della misura (2017-2019) ha gestito complessivamente 783 assegni di cui il 13% con esito occupazionale. Gli ambiti della collaborazione pubblico-privata sembrerebbero quindi potersi incentrare sullo sviluppo dei contatti con le imprese, la promozione di tirocini di qualità e l’attuazione della misura dell’Assegno di Ricollocazione.

Non tardano ad arrivare le domande sul ruolo del “Navigator”, figura non poco discussa (in particolare dalle Regioni) che dovrà trovare una propria collocazione all’interno dell’attuale sistema. Il Presidente ANPAL chiarisce definitivamente che il “Navigator” non sottrae competenze ad altri soggetti già coinvolti nella gestione dei servizi per il lavoro, costituendo una figura di coordinamento esperta di politiche attive del lavoro, che si aggiunge alle risorse già messe in campo, il cui compito è quello di tracciare e guidare il percorso di inserimento/reinserimento occupazionale.

Il modello delineato si caratterizza per un’altra novità, il cd “case management” che implica l’adozione di nuove modalità di erogazione dei servizi affinché da domani sia il lavoro a cercare le persone, attraverso il ricorso a sistemi tecnologicamente avanzati per mettere in connessione i lavoratori con il mondo del lavoro in tempo reale.

 

Parlando di politiche attive e RDC, Pasquale Staropoli, Vice Capo di Gabinetto del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, sottolinea la complessità del RDC che non si riduce ad una misura di reddito minimo ma che, al contrario, come stabilito nella stessa Legge 28 marzo 2019, n. 26, si deve incardinare in un percorso di politica attiva (laddove siamo presenti i presupposti). Particolare attenzione deve essere data, in tale contesto, alle forme della condizionalità che mette in relazione il beneficio economico con la riattivazione e la partecipazione dei beneficiari al percorso di inserimento/reinserimento lavorativo. L’obiettivo ultimo della misura di contrato alla povertà consiste nella creazione di rapporti di lavoro duraturi che consentano la fuoriuscita dalla povertà delle persone, ragione per la quale il risultato occupazionale riconosciuto risponde ad un rapporto di lavoro a tempo indeterminato e a tempo pieno, con un termine minimo di mantenimento dello stato occupazionale di 36 mesi.

Il Direttore Generale, Salvatore Pirrone, nel riconoscere l’importanza delle politiche attive del lavoro evidenzia come le stesse non possano costituire la panacea di tutti i mali. L’occupazione infatti dipende dalla domanda delle imprese e dal funzionamento del mercato de lavoro che negli ultimi anni ha registrato un peggioramento, degenerando nel mismatch tra domanda e offerta di lavoro (geografico e in termini di competenze): a fronte di un elevato numero di disoccupati permane un elevato numero di posti vacanti.

L’ADR, non più facoltativo nell’ambito del RDC, avrà un impianto simile a quello dell’ADR a regime, al fine di rendere disponibili misure concrete da subito valorizzando, nel contempo, gli investimenti già fatti per l’attuazione dell’ADR NASPI/CIGS. L’ADR sarà focalizzato sui soggetti c.d. “work ready” intercettati nella fase di segmentazione della popolazione dei beneficiari di RDC finalizzata ad individuare i soggetti che dovranno essere convocati dai CPI per la stipula del Patto per il lavoro e che costituiranno la platea a cui l’ANPAL invierà l’assegno. Sulla base dell’esperienza dell’ADR a regime, sarà opportuno applicare la condizionalità in maniera più incisiva già nel corso della partecipazione del beneficiario alle attività previste, pur rimanendo l’obbligatorietà dell’accettazione dell’offerta congrua. Maggiore rilevanza, avrà infine la formazione in ragione delle caratteristiche del target di riferimento.

In vista della partenza del RDC, ANAPL ha già avviato i lavori per l’adozione di alcuni provvedimenti necessari ai fini del perfezionamento del quadro di riferimento: indicazioni operative per i CPI, circolare sullo stato di disoccupazione con il ripristino dell’istituto di conservazione dello stato di disoccupazione al di sotto delle soglie reddituali minime, predisposizione di note operative relative alle comunicazioni obbligatorie, delibera del CDA dell’ANPAL per la definizione delle modalità operative e dell’ammontare dell’ADR e pubblicazione del relativo avviso pubblico. Fondazione Consulenti per il Lavoro si conferma tra i soggetti accreditati pronti per la gestione dell’ADR abbinato al RDC. La partenza è prevista indicativamente per fine maggio.

Un bilancio di questo primo confronto quindi positivo, che traccia il percorso della partnership pubblico-privata dei prossimi mesi, con l’obiettivo comune di accompagnare i beneficiari di RDC al lavoro, unico reale percorso di fuoriuscita dalla povertà.

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Per ascoltare l'intervista:

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